OTTOBRE 2016
Pontificia Università Lateranense
Fondazione Etica ed Economia
24 ottobre 2016 ore 16,00
TAVOLA ROTONDA
LA CORRUZIONE IN ITALIA
PREVENZIONE E CONTRASTO
Aula Paolo VI – Pontificia Università Lateranense
Piazza San Giovanni in Laterano, 4 – Roma
Ore 16,00 Arrivo e registrazione
Ore 16,30 Saluto e introduzione,
S.E. Mons. Enrico Dal Covolo, Rettore Magnifico Pontificia
Università Lateranense
Prof. Arnaldo Acquarelli, Presidente Fondazione Etica ed
Economia
Intervengono
On. Rosy Bindi, Presidente della Commissione parlamentare
Antimafia
Prof.ssa Nicoletta Parisi, Consigliere dell’Autorità Nazionale
Anticorruzione
Dott. Piercamillo Davigo, Presidente di Sezione della Corte
Cassazione e Presidente dell’Associazione Nazionale
Magistrati
Dott. Salvatore Sfrecola, Presidente dell’Associazione Italiana
giuristi di Amministrazione, già Presidente di Sezione
Corte dei conti
Conclusioni
Prof. Gianni Manzone, Pontificia Università Lateranense –
Dottrina Sociale della Chiesa
Coordina
Prof. Gianpiero Gamaleri, Preside della Facoltà Scienze
della Comunicazioni – Università Uninettuno
CIRCOLO DI CULTURA E DI EDUCAZIONE POLITICA “REX”
LXIX Ciclo di Conferenze 2016-2017
PRIMA PARTE
30 ottobre 2016
Sen. Prof. Dott. Domenico FISICHELLA
“Il modello USA per l’unità d’Europa?”
13 novembre 2016
Prof. Avv. Salvatore SFRECOLA
“La
Costituzione va riformata SI/ NO?”
20 novembre 2016
Conte Vincenzo CAPASSO TORRE delle PASTENE
“1914- 1918: Gli anni della Grande Guerra”
27 novembre 2016
Prof. Pier Franco QUAGLIENI
“Benedetto Croce: figlio del Risorgimento”
Sala UNO nel cortile della Casa Salesiana San Giovanni
Bosco
Via Marsala 42 (vicino Stazione Termini
N. B. Ingresso ore 10,15, inizio conferenza ore 10,30.
L’Albania ci insegna qualcosa
di Domenico Giglio
Se le antichità
ellenistiche e romane, da Butrinto a Bylis ed Apollonia,
i ricordi veneziani, le basiliche bizantine, ed
anche alcune moschee sono motivo di attrazione per un
turismo culturalmente qualificato, la visita a Tirana,
del grande articolato Museo Storico Nazionale, situato
nella grande piazza dedicata all’eroe nazionale della
resistenza all’invasione ottomana, Giorgio Castriota,
“Skanderberg”, museo che documenta la storia degli
albanesi da periodi risalenti a diverse migliaia di anni
avanti Cristo, fino ai nostri giorni merita una attenta
visita. Ed in questa visita nella parte finale dalla
proclamazione dell’indipendenza, nel 1912 ad oggi, una
ampia sala è dedicata alla figura di Ahmet Zogu, prima
capo del governo, poi presidente dal 1925 e poi Re dal
1928 al 1939, partendo dall’albero genealogico della
famiglia Zogu fino ad Ahmet ed anche di quello iniziato
da Zogu, come sovrano, con tutti i suoi discendenti, il
che è particolarmente importante e significativo. Il
tutto corredato da ampio materiale fotografico e da
didascalie esplicative che spieghino ai giovani che
numerosissimi visitano il Museo, la figura di questo
capo dello stato.
E di questa
rivalutazione della figura del Re è ulteriore
testimonianza l’intitolazione di un importante arteria
della capitale, il “Boulevard Zogu I” nonché
l’edificazione di una statua del Re, al termine della
strada, inaugurata recentemente
Piccola grande
giovane Albania che cura ed onora la propria storia,
lezione di civiltà per nazioni vecchie e stanche che
invece dimenticano o peggio rinnegano la propria.
14 ottobre 2016
A proposito del torinese Dario Gallina
Gli industriali e il potere
di Salvatore Sfrecola
Dario Gallina, neo Presidente dell’Unione Industriale
di Torino, appena insediatosi, si schiera. Con il
potere, naturalmente, come il Presidente della
Confindustria, Vincenzo Boccia, che non ha mancato
di far sapere di essere favorevole alla riforma
costituzionale, anche se quel che chiede a nome degli
imprenditori, meno burocrazia, una giustizia più veloce,
un fisco meno oppressivo, sono obiettivi da definire e
perseguire attraverso leggi, regolamenti e direttive
ministeriali.
Ma tant’è, non si può pretendere da persone impegnate
negli affari di essere ostili al governo neppure quando,
venendo meno ad una regola antica della democrazia
costituzionale si intesta una riforma della Carta
fondamentale dello Stato, la Costituzione di tutti che,
in quanto tale, si richiede sia approvata a larga
maggioranza se non all’unanimità, com’è avvenuto per la
Costituzione vigente. Per non dire che questa riforma
l’ha approvata un Parlamento eletto sulla base di una
legge, il Porcellum, dichiarato incostituzionale
con sentenza dalla Consulta n. 1 del 2014.
Gallina enuncia il giusto obiettivo dell’Unione “non
lasciare indietro nessuno”, avendo come programma quello
di “aumentare il numero dei soggetti attivi nei circuiti
di produzione della ricchezza”.
Venendo, poi, a parlare del “passaggio delicato della
riforma costituzionale sul quale Confindustria ha avuto
il coraggio di assumere una posizione netta a sostegno
del Sì, che noi condividiamo” auspica che tale riforma
“possa consegnarci istituzioni più snelle ed efficienti,
con migliori processi decisionali, che consentano
un’effettiva governabilità”. Poi scende sulla terra
delle cose concrete ed aggiunge che “la campagna e
l’esito del referendum non devono però bloccare lo
slancio riformatore del governo. L’esecutivo in carica è
partito bene, ci attendiamo che la nuova Legge di
Stabilità (che adesso si chiama “di bilancio”, essendo
stata inglobata nel preventivo) non tradisca questo
spirito riformatore e liberi nuove risorse economiche
per lo sviluppo”. In questo modo il neopresidente degli
industriali torinesi dimostra la validità delle tesi
sostenute dai Comitati del NO già richiamate; le riforme
non derivano dalla Costituzione ma dalle scelte che il
Governo è capace di fare con leggi e decreti. Capacità
sulla quale è lecito nutrire dubbi, conti alla mano,
certificati dalla crescita zero, che relega l’Italia in
fondo ai paesi industriali d’Europa.
In queste condizioni è certamente un azzardo quel che
Gallina si attende dal Governo Renzi. Più prudente
l’apertura di credito nei confronti del Sindaco Chiara
Appendino ed alla sua proposta di “ridiscutere a livello
comunitario le norme relative alla free tax area”.
Gallina si rivolge anche al Presidente della Regione,
Sergio Chiamparino, al quale ricorda che “la situazione
debitoria non può essere utilizzata per giustificare
inerzie e ritardi”.
10 ottobre 2016
Il Prof. Viroli e la Dinastia Savoia
di Salvatore Sfrecola
Sono da sempre un estimatore di Maurizio Viroli, Professor
Emeritus of Politics della Princeton University,
Professore di Comunicazione politica
dell’Università della Svizzera Italiana e Professor
of Government della University of Texas at Austin.
Ho letto molti dei suoi libri e dei suoi interventi
giornalistici nei quali richiama quei valori che
nell’Italia repubblicana si sono, negli ultimi decenni,
molto appannati. In molti miei interventi, da ultimo nel
libro “La Costituzione va riformata? SI/NO”, richiamo
sue riflessioni su temi morali e di etica pubblica. Per
condividerli, come quelli espressi nell’aureo libretto
sul quale spesso torno “L’Italia dei doveri”, edito da
Rizzoli nel 2008.
Ieri, a Milano, alla Stazione Centrale, sbirciando tra le scansie
de La Feltrinelli ho scorso un libro dal titolo
che è difficile non ritenere tristemente appropriato
all’attuale situazione politico-istituzionale “L’autunno
della Repubblica”, edito da Laterza, appena giunto in
libreria (prima edizione settembre 2016). Si articola in
vari capitoli contenenti riflessioni varie, il più delle
volte consegnate in articoli giornalistici, in
particolare de La Stampa. Come mi accade spesso
scorro l’indice e apro alla pagina con un titolo che
immediatamente mi attira, a pagina 80, un articolo
scritto per La Stampa il 23 luglio 2002 dal titolo
“Savoia, rinunciate al trono”. L’ho letto velocemente
rimanendo profondamente deluso, come mi capita quando
nella mischia della politica compaiono argomentazioni
“di pancia”, come si usa dire che mai immagineresti di
leggere nella prosa di un politologo alle prese con la
storia.
L’incipit è l’opinione del Professore Giuliano Amato, noto
costituzionalista, all’epoca (siamo nel 2002) Presidente
del Consiglio il quale si era detto favorevole “a
dichiarare non più valida la XIII norma transitoria
finale della Costituzione”, così riassume Viroli,
“quella che impedisce agli ex re di casa Savoia, alle
loro consorti e ai loro discendenti maschi l’ingresso e
il soggiorno nel territorio nazionale – previa una
“dichiarazione di lealtà” dei Savoia nei confronti della
Costituzione”.
Per il Professore non sufficiente, “perché sarebbero del tutto
irrilevanti in merito al vero problema giuridico. La
norma XIII, infatti, non colpisce i Savoia in quanto
individui, come spesso si dice, ma come dinastia”. Il
ragionamento giuridico che Viroli ci propone è quello
che i Savoia “sono sanzionati in quanto si considerano
ancora i legittimi eredi al trono d’Italia e i
rappresentanti della dinastia Savoia”. Per cui
suggerisce che “rinuncino con atto formale al loro
diritto (o pretesa) di essere i legittimi eredi al trono
d’Italia (come fece Otto d’Asburgo per il trono
d’Austria) e diventeranno immediatamente dei semplici
individui, e dunque la norma XIII non si applicherebbe
più al loro caso”.
Seguono alcune considerazioni giuridiche anche con riferimento a
pronunce del Parlamento Europeo che non hanno accolto
petizioni della famiglia Savoia. Poi, spiega Viroli, “la
ragion d’essere di quella norma non sta solo nel
prevenire un pericolo (per la Repubblica, N.D.A.), ma
nel sanzionare la dinastia (ripeto, non gli individui)
Savoia per gli enormi mali che ha arrecato all’Italia (e
infatti la medesima norma stabilisce anche il sequestro
dei beni della famiglia reale)”.
Tra diritto e storia il professore si è incartato perso da sacro
furore repubblicano, perché sollecita la rinuncia ad un
diritto (o pretesa) al trono che all’evidenza potrebbe
essere rivendicato solo ove fosse disponibile e non lo è
in ragione dell’art. 139 secondo il quale la “forma
repubblicana non può essere oggetto di riforma
costituzionale”. Occorrerebbe, pertanto, una previa
abrogazione di quell’articolo. A quel punto non ci
sarebbe nessun problema, altro che quello della
individuazione da parte del Parlamento di chi dovesse
salire al trono.
Da ultimo non posso fare a meno di soffermarmi sulla sanzione
della quale Viroli ritiene sia destinataria la dinastia
“per gli enormi mali che ha arrecato all’Italia”. Nulla
da dire dei suoi meriti? A questo proposito nei giorni
scorsi è stato pubblicato un volumetto, edito dal
Corriere della Sera nella Collana Grandangolo Le
guerre nella storia, dedicato alle Guerre
d’indipendenza in Italia, sulla cui copertina
campeggia l’immagine di Vittorio Emanuele II. Nel
risvolto una frase di Daniele Manin: “dico alla casa di
Savoia fate l’Italia e sono con voi”. Anche con un po’
di conoscenze degli eventi di quello straordinario
periodo storico che è stato il Risorgimento (il
“miracolo del Risorgimento”, come ha scritto Domenico
Fisichella nel titolo di un suo fortunato libro), è
facile giungere alla conclusione che se non ci fosse
stato la Casa Savoia e i suoi re l’Italia non si sarebbe
fatta probabilmente per molti anni.
Vorrei dire al Professore Viroli che la polemica politica è
sempre espressione delle idee che appassionano le menti.
Si può essere repubblicani e ferocemente antimonarchici,
ma l’obiettività è espressione d’intelligenza, come
quella dimostrata da Piero Calamandrei,
repubblicanissimo, che in piena Assemblea Costituente
non si è peritato di fare i complimenti allo Statuito
Albertino cui riconosceva chiarezza e sobrietà.
2 ottobre 2016